Nell’anno 2000 viene inaugurata la passeggiata De Andrè a Sarissola, dedicata al Faber in quanto viene identificato il percorso che circoscrive la villa Bozano dove il cantautore in compagnia di Bruno Lauzi Paolo Villaggio trovava ispirazione per comporre molte delle sue opere.
La passeggiata dedicata a Faber parte dall’inizio della erta che sale a Bastia (Via Salvarezza Bastia ) e si conclude nella ex piazza dei trogoli dedicata nel 2016 ad un altro grande cantautore: Piazza Luigi Tenco.
Questo porta ogni anno a dedicare un tributo al a Fabrizio, percorrendo la passeggiata e ricordando le opere dedicate alle donne delle canzoni Faber, ai fiori e altri temi che di volta in volta i nostri cantanti propongono

Fabrizio De Andrè a Sarissola – Busalla (GE)
(Fabrizio Fazzari)
Fabrizio trascorreva a Busalla le sue vacanze estive, in Villa Bozano.
Quando ho fatto l’assessore alla Cultura di Busalla (giugno 1999 – giugno 2004) ho avuto il piacere di dare impulso alla creazione del “Club De André” e di progettare la passeggiata che oggi porta il nome di De André… lui, lungo quel percorso, ha raccolto idee e parole trasformandole nella raccolta “Tutti morimmo a stento”…
Sale la nebbia sui prati bianchi
come un cipresso nei camposanti
un campanile che non sembra vero
segna il confine fra la terra e il cielo.
Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un’altra estate.
Anche la luce sembra morire
nell’ombra incerta di un divenire
dove anche l’alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera.
Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morirà domani
l’amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.
La terra stanca sotto la neve
dorme il silenzio di un sonno greve
l’inverno raccoglie la sua fatica
di mille secoli, da un’alba antica.
Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti
Villa Bozano è stata a lungo rifugio anche dei miei pensieri e, da bambino, quando mia madre mi portava a fare un giro a Sarissola alta, fantasticavo sulla bellezza del suo parco…
Molte cose sono cambiate e continuano a cambiare. Però è strano vedere come nella vita esistano dei cicli e, quello che hai fatto non è mai un punto di arrivo ma di partenza. Come un libro che, ogni volta che si apre, crea nuovi spazi da riempire nel cuore…

La passeggiata De Andrè, ospita ogni anno il tributo all’artista; uno degli ultimi dedicato ai fiori citati nelle canzoni di Faber, e alcuni cenni su Fernanda Pivano, che la legano ai testi di Fabrizio De Andrè.
(FERNANDA PIVANO)
Giornalista, critico musicale e traduttrice, Fernanda Pivano è stata una delle figure più importanti nella scena culturale italiana del Novecento e il suo contributo alla divulgazione della letteratura americana in Italia è considerato preziosissimo.
Nata a Genova il 18 luglio del 1917 da genitori di origine italo-inglese, il padre, e scozzese, la madre, studiò a. Torino, dove s’era trasferita con la famiglia nel 1929 e dove frequentò il liceo classico Massimo D’azeglio. Suo compagno di classe fu Primo Levi e suo supplente di Italiano, Cesare Pavese.
La sua carriera di traduttrice continuò con molti noti e importanti romanzieri americani e spesso prima di ogni traduzione la scrittrice, scrisse articolati saggi critici, con una approfondita analisi biografica e sociale dell’autore.
Si affermò quindi come saggista, confermando un metodo critico basato sulla testimonianza diretta, sulla storia del costume e sull’indagine storico-sociale degli scrittori e dei fenomeni letterari.
Divenendo ambasciatrice e instaurando amicizie con autori leggendari, Fernanda Pivano divenne a tutti gli effetti protagonista e testimone dei più interessanti fermenti letterari di quegli anni.
Nel 1948 incontrò Ernest Hemingway a Cortina; con lui instaurò un intenso rapporto professionale e di amicizia. Il suo primo viaggio negli USA risale al 1956; sarà poi seguito da numerosi altri in America, India, Nuova Guinea, Mari del Sud, oltre a numerosi altri Paesi orientali e africani.
E’ anche autrice di alcune opere di narrativa dove si possono scorgere risvolti velatamente autobiografici: nei suoi lavori riporta spesso ricordi, impressioni ed emozioni di viaggio, raccontando di incontri con personaggi dell’ambiente letterario.
Durante la sua carriera la scrittrice è inoltre stata considerata un’esperta e un apprezzato critico di musica leggera italiana e internazionale. Innato il suo amore per Fabrizio De André, con cui ha collaborato alla creazione dell’album “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, tratto dall’Antologia di Spoon River.
E’ rimasta famosa la risposta che diede in un’intervista quando le venne chiesto se Fabrizio De André fosse il Bob Dylan italiano: “Credo che Bob Dylan sia il Fabrizio De André americano!”.
Fernanda Pivano è scomparsa all’età di 92 anni il 18 agosto 2009 a Milano, presso la clinica privata Don Leone Porta, dove da qualche tempo era ricoverata.
LA GUERRA DI PIERO
Pare che ispiratore del testo sia stato lo zio Francesco, internato in un campo di prigionia, uno di quelli “che si fece la campagna di Albania”
ROSA La rosa era presente in natura già quaranta milioni di anni fa e, fin dall’antichità, è il fiore più cantato e nominato nelle opere di poeti e scrittori. Se ne parla nell’Antico Testamento, se ne trova rappresentazione nelle tombe egiziane, viene narrato da Omero che Aurora, la dea del mattino, ad ogni alba dipinge il mondo con “dita di rosa”. Nel mondo greco, la rosa era considerata il simbolo di Venere, dea della bellezza e dell’amore, tanto che le sue statue erano cinte di rose e di mirto; si riteneva inoltre che il colore originario del fiore fosse il bianco e che fu la dea, feritasi per soccorrere Adone, a renderlo rosso con il suo sangue. Durante le feste di Dioniso, era abituale coronarsi di rose poiché si credeva che calmasse i bollori dell’alcol, impedendo agli ebbri di rivelare i propri segreti. Nel mondo romano, il fiore era legato al culto dei morti: la dea degli inferi, Ecate, appariva talvolta rappresentata con il capo cinto da rose a cinque petali, era usanza portare rose sulle tombe degli avi e vi è testimonianza fin dal I secolo d.C. della celebrazione dei Rosalia o festa delle rose. Nel Medioevo, la rosa era considerata simbolo di purezza e candore, tanto da diventare attributo delle vergini e dei Santi, ed era anche considerata simbolo di riservatezza, poiché una rosa stilizzata a cinque petali ornava spesso i confessionali con la scritta “sub rosa”, a indicare il sigillo della discrezione e del silenzio. Regina dei fiori, la rosa può assumere diversi significati a seconda dei propri colori; così per esempio la rosa rossa simboleggia l’amore, la passione; la gialla la gelosia e infedeltà nello stesso tempo; labianca di castità e purezza, la rosa rosa significa invece fascino e dolcezza.
TULIPANO: Rosso – dichiarazione d’amore; Giallo – amore disperato; Bianco – purezza; Viola – regalità.
PAPAVERO Si tratta di un fiore estremamente semplice, da sempre oggetto di leggende e credenze popolari. La tradizione mitologica tramanda il papavero come il fiore della consolazione tant’è che si narra che Demetra, la Dea dei campi e dei raccolti, abbia riacquistato la serenità in seguito alla morte della figlia soltanto bevendo infusi di papavero. Nel Regno Unito, durante la prima guerra mondiale, ghirlande di papaveri venivano utilizzate per celebrare e ricordare i valorosi combattenti morti per la patria sul campo di battaglia. Il significato del papavero è quindi quello della consolazione ma anche quello della semplicità.
LA GUERRA DI PIERO
Rappresentano la caducità della vita, ma anche la buona educazione e la bellezza femminile. Un medico è tratta dalla storia del dottor Siegfried Iseman, il quale, spinto da una genuina passione per la medicina e la professione medica, dapprima si offre di curare gratuitamente la povera gente ma poi per questo, non guadagnando soldi con cui vivere, cade in povertà egli stesso. A seguito di ciò si vede costretto a inventare e vendere pozioni miracolose, per poi finire in prigione additato da tutti come imbroglione e ciarlatano.
(Dr Siegfried Iseman, E. L. Masters)
Dissi, quando-mi-consegnarono-iLldiploma,
dissi a me stesso che sarei stato buono
e saggio e coraggioso e caritatevole col prossimo;
dissi che avrei trasportato il Credo cristiano
nella pratica della medicina!
Ma, non so come, il mondo e gli altri dottori
subodorarono ciò che si ha in cuore non appena si prende
questa magnanima risoluzione.
E il sistema è pigliarvi per fame.
Da voi non verranno che i poveri.
Voi vi accorgerete troppo tardi che fare il dottore
non è che un modo di guadagnarsi la vita.
E quando siete povero e dovete reggere
il Credo cristiano e la moglie e i figli
tutto sulla vostra schiena è troppo!
Ecco perché fabbricai l’Elisir di Giovinezza,
che mi portò alla prigione di Peoria
bollato come truffatore e imbroglione
dall’integerrimo Giudice federale!
ANDREA
VIOLETTA Nel linguaggio dei fiori la violetta indica la modestia, la timidezza, il pudore ma anche la profondità di sentimento. Presso i Greci e i Celti era emblema di innocenza e di verginità. Il fiore simboleggia l’umiltà e il tenero rispetto, sentimenti che ben si associano all’aspetto delicato di questo piccolo fiorellino selvatico. Regalare un bouquet di violette a qualcuno significa rivelare di essere segretamente innamorati ma troppo timidi per dichiararsi apertamente a parole. Inviare violette alla persona amata è un modo per dimostrare che si pensa teneramente a lei in ogni momento. Nell’Ottocento, i giovanotti portavano fiori di violetta all’occhiello della giacca per indicare che erano ancora celibi.Infine una curiosità: Napoleone Bonaparte era un grande amante delle violette perché la prima volta che incontrò Giuseppina de Beauharnais lei ne aveva un mazzolino attaccato alla cintura.
GIUGNO
MIMOSA Il loro aspetto delicato nasconde forza e vitalità; per questo è simbolo di forza e femminilità. Dal 1946, in Italia il ramo fiorito di mimosa viene offerto alle donne il giorno dell’8 marzo per la Giornata Internazionale della Donn.a In un’intervista Fabrizio ha detto:” Questa canzone l’ho scritta per una ragaza di nome Roberta…… molto intelligente e spiritosa, ma terribilmente borghese. Mi chiese di regolarizzare il nostro rapporto e mi misi a cercar casa a Milano. E invece a quel punto lei forse si spaventò e mi disse che sarebbe stato meglio lasciarci.
Faber la rappresenta nell’atto usuale di versarsi il profumo di mimosa sul polsino.
VIA DEL CAMPO
LA CITTA’ VECCHIA
SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI
CARLO MARTELLO
GLICINE Per i cinesi ed i giapponesi il glicine rappresenta l’amicizia, tenera e reciproca; si narra, infatti, che gli Imperatori giapponesi, durante i lunghi viaggi di rappresentanza, portassero con sé bonsai di glicine; quando giungevano in luoghi stranieri,si facevano precedere dagli uomini del seguito, che sostenevano alberelli di glicine fiorito, al fine di rendere note le proprie intenzioni, amichevoli e di riguardo, per gli abitanti di quelle terre. Il significato che il dono del glicine ha conservato è quello di segno di disponibilità ed anche prova di amicizia.
SAMBUCO compassione e tradimento
CANZONE DELL’AMORE PERDUTO
VIOLA Il fiore che evoca la primavera, con i suoi colori e profumi. Nella canzone è in contrapposizione alle rose, che appassiscono presto e rappresentano l’amore e la caducità della vita che termina con l’ appassire dei fiori al sole di un aprile ormai passato e lontano.
Composta nel 1969, palesemente autobiorafica narra del suo amore con Enrica “Punny” Rignon, la prima moglie con cui sta per lasciarsi.
LA CANZONE DI MARINELLA
FIORDALISO. E’ soprannominato “erba degli incantesimi”. Una leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome, il nome scientifico è infatti Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal centauro Chitone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con i lsucco del fiore. In Oriente, gli innamorati lo regalano all’amata nella speranza di ottenere la felicità. Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza, qui in contrapposizione con le rose che evocano un’idea di precarietà.
CRUEZA DE MA
GAROFANO. Numerosi sono i significati attribuiti a questo fiore. La mitologia lega il garofano alla Dea della caccia, Diana; si tramanda che un giovane pastore innamorato follemente della Dea, sia stato dalla stessa prima sedotto e poi abbandonato; dalle lacrime del giovane, che morì per la passione, nacquero i garofani. Anche la tradizione cristiana riporta che dalle lacrime di Maria addolorata ai piedi della croce del Cristo nacquero dei garofani. Numerosi sono i poteri attribuiti agli infusi ricavati con l’essenza del fiore: toccasana contro i malanni e la febbre, sollievo per le sofferenze d’amore. Il significato del garofano varia a seconda colore
ROSA – affetto; ROSSO – amore ardente, rabbia, risentimento; BIANCO – fedeltà,GIALLO – indecisione, sdegno;A RIGHE – rifiuto
Altri fiori citati nelle canzoni di De Andrè: Ortica, mimosa, margherita (La canzone di Barbara); Bucaneve ( La stagione del tuo amore); Fiori (Leggenda di Natale); Biancospino (Inverno); Rosa (Il testamento); Mimose e rose (Nell’acqua della chiara fontana); Grano, ciliege, ortica, ossi di pesca e more (Vola la carta); Rosmarino e sughero(Canto del servo pastore); Aranci e limoni (Verdi pascoli); Uva spina (Jamin-a).
Ricordarsi di ringraziare Comune, Club De Andre’ Via del Campo Rosso, Fondazione per patrocinio